Martedì 30 gennaio, il grande pianista iraniano Ramin Bahrami è stato ospite del nostro Liceo e ha incontrato gli studenti per una lezione dal titolo “Dialoghi musicali a partire da Bach”. Bahrami è uno dei più importanti interpreti bachiani al mondo. La sera prima si è esibito al Teatro Sociale per l’apertura di BaClassic, il festival dedicato ai cento anni dell’associazione musicale «Gioacchino Rossini», suonando con il pianista jazz Danilo Rea. Riportiamo una parte di un’intervista al pianista rilasciata a La Repubblica qualche anno fa.
“In Bach c’è tutta la musica, dalla a alla zeta. La sua è musica scritta per il passato, per il presente e per il futuro”. Passione artistica totale, oggetto di venerazione, Johann Sebastian Bach è ormai una vera e propria missione morale per Ramin Bahrami, il pianista iraniano ambasciatore nel mondo del sommo compositore tedesco, al quale ha dedicato quasi esclusivamente i suoi studi. (…)
Maestro, la lasciamo pianista e la ritroviamo autore di best seller.
Quella di scrivere è stata un’idea della Mondadori e devo dire che all’inizio ero molto titubante. Io sono un musicista e il mio mestiere è quello di interpretare i codici di Johann Sebastian Bach e cercare di renderli accessibili al più vasto pubblico possibile. Questo è quanto cerco di fare ogni giorno: amare Bach e trasmettere il mio amore anche a chi a volte ne è a digiuno. Ma non sono uno scrittore, piuttosto un musicista prestato alla scrittura. Nel primo libro, “Come Bach mi ha salvato la vita”, raccontavo la mia storia personale. Nel secondo, che si intitola “Il suono dell’Occidente”, ho cercato di far suonare le parole, parlando di quattordici capolavori che hanno rivoluzionato la musica occidentale.
Una selezione molto ristretta. Con l’immensa opera di Bach come si è regolato?
In questo libro ho scelto la Messa in si minore. Ma se avessi potuto avrei parlato solo di Bach. Lei sa che il mio “credo” è che in Bach c’è tutta la musica, dalla a alla zeta. Tutti gli altri sono felici e, a volte, molto infelici, ripetizioni. Se c’è una musica scritta per il passato, per il presente e per il futuro è quella di Bach.
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Lei ha più volte sostenuto che la musica, e quella di Bach in particolare, unisce i popoli. Crede davvero che l’arte abbia un ruolo così importante nella realtà di oggi?
Il mondo in cui viviamo è alla deriva totale e abbiamo dimenticato l’importanza del bello. Dobbiamo difendere e salvaguardare la musica e la cultura perché ci salveranno da tanta bruttezza. Il programma che ho scelto per questo concerto è proprio all’insegna dell’arte del dialogo, della condivisione e della capacità di conversare. Le Invenzioni sono piccole conversazioni in musica, ma di una densità paragonabile a quella di una sinfonia di Rachmaninov o di Bruckner. Ciò che loro esprimono in decine e decine di pagine, Bach lo ottiene in sole due facciate.
Lei ha origini musulmane, ma si è sposato in chiesa: come è avvenuta la sua conversione?
La mia conversione non è dovuta al fatto che ho sposato una cattolica osservante. Cristo mi si è avvicinato in tanti momenti anche molto difficili nelle varie fasi della mia vita, musicale, artistica e umana.
Da pochi mesi è anche papà, un’altra svolta nella sua vita.
È un’esperienza bellissima, quando guardi un bambino capisci la vera grandezza del creato. Questo mi ha portato a realizzare un cd che si chiama “Bach for Babies”, dedicato non soltanto ai bambini appena nati, ma anche ai bambini di ottant’anni. Non dimenticherò mai il mio ultimo incontro con Claudio Abbado, che aveva conservato la gioia e lo stupore di un bimbo di fronte al bello. Lui è stato uno dei più grandi umanisti degli ultimi decenni, quando parlava del bello i suoi occhi si illuminavano come quelli di un infante. La musica e la bellezza ci fanno diventare meno egoisti, meno vanagloriosi e più puri.
(da La Repubblica, 31/10/2014)