Come comunicato nel nostro sito, mercoledì scorso 12 febbraio, gli studenti del nostro Liceo hanno potuto ascoltare la testimonianza di Atucà Guaranì. Il quotidiano La Prealpina ha dedicato all’evento un articolo molto interessante che qui riportiamo:
Si fa chiamare Atucà Guaranì, unendo al proprio il nome della sua tribù. Ad una differente latitudine, potrebbe essere “l’ultimo dei Mohicani”: non solo perché ultimo discendente di una stirpe estinta da una colonizzazione brutale, ma anche ultimo testimone di un mondo che anziché essere tutelato va soccombendo a violenze e soprusi che, queste sì, godono di compiacenti protettori. È l’Amazzonia il suo mondo in cui gli incendi sono solo l’ultimo episodio di una deforestazione indiscriminata. Al teatro San Giovanni Bosco, tamburi, archi, faretre e altri oggetti replicati o tratti in salvo dalla persecuzione cui ancora è sottoposto, hanno fatto da scenario all’ultimo dei Guaranì.Atucà si è presentato agli studenti del liceo Candiani con indosso il costume tradizionale della sua gente, fatto di piume e nuda pelle. Ha camminato in mezzo al pubblico guardando negli occhi ciascuno di loro e chiedendo: «Siamo diversi?», che è poi una domanda rassicurante e provocatoria insieme.
L’indio, invitato per il progetto Green School dalla docente Emanuela Bellapi, con il sostegno dei Soci Coop e il patrocinio comunale, ha posto anche un altro interrogativo. Ineriva all’Amore, al «rispetto per la Natura». Era rivolto direttamente alla «civiltà occidentale», quella che data al 1492 la scoperta dell’America: «Invasione», la chiama lui.
Dargli torto è difficile una volta appreso quanto i suoi occhi, a quel punto irrorati di lacrime, hanno dovuto vedere: «Prendono le nostre donne per i capelli, le trascinano per metri, ne abusano. Poi tornano a deforestare con esplosivi. Hanno schiantato alberi secolari dalle cui radici sono sciamate serpi e ragni a migliaia. È la natura che urla. È la guerra».
Ora, in guerra capita di combattere e soccombere a forza maggiore, ma la guerra iniqua imposta dai mercenari al soldo di latifondisti e multinazionali in Amazzonia non prevede che gli indios abbiano alcuna possibilità di colpire simili bestie con frecce avvelenate: «Quattro veleni diversi. Basta un graffio», precisa lui, spiegando così il motivo per cui continua a ricevere minacce. Forse un giorno la Storia gli darà ragione.
Intanto, la Natura gliel’ha già data: «Vorrei il più poderoso dei presidenti e potenti della Terra, con tutti gli armamenti in mezzo alla foresta vergine, nudo, e senza amore e senza rispetto, vedere come se la cava» (C. Colombo)
(da La Prealpina, 16-2-2020)